Quella raffigurata sulla carta dell’Appeso, altro non è che un’antica forma di tortura. Il condannato alla tortura veniva infatti appeso a testa in giù a un albero o a una trave.
Può sembrare una forma di tortura abbastanza lieve, ma va considerato come fosse estremamente dolorosa, in quanto volutamente asimmetrica, generando così grandi dolori nelle persone ad essa sottoposte.
Difatti, il ginocchio che in molte raffigurazioni l’Appeso tiene piegato dietro all’altra gamba, altro non è che l’unico modo per alleviare parzialmente l’enorme carico che altrimenti grava sulla parte interna della coscia della gamba appesa.
Può esprimere una qualsiasi forma di sofferenza, imposta da altri, o anche autoimposta. Un esempio di sofferenza autoimposta può essere un’idea, un sentimento, un desiderio: qualcosa che ci fa comunque soffrire.
È il dovere quotidiano, il doverci comportare in modo consono alle nostre responsabilità, e a ciò che gli altri si aspettano da noi.
Può rappresentare tutte le dipendenze, come l’alcol, il gioco, ecc.
Una situazione di blocco, una situazione da sbloccare. Probabilmente non è semplice venire a capo della situazione. Forse è necessaria una grande dose di adattamento. Molto probabilmente per uscirne è necessario prendere atto che questo stallo è momentaneo e da accettare. Solo accettando di pazientare, probabilmente la situazione si sbloccherà.
Un pregiudizio. Una convinzione, spesso circa un’altra persona, che ci vincola, e non ci permette di godere appieno dei frutti di una situazione che in realtà è più favorevole di quanto ci sembri.
Può infine rappresentare una pausa di riflessione, oppure la necessità di una pausa di riflessione. Insomma, probabilmente è necessario del lavoro interiore, e decidere meglio ciò che veramente desideriamo e come agiamo.
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